Acqua, malto, luppolo: la birra si compone prevalentemente di questi tre ingredienti, in grado di dare alla bevanda caratteristiche diverse a seconda della varietà e delle tecniche con cui vengono trattati. Il luppolo dà alla birra stabilità biologica, di stabilità colloidale (il colloide è una particolare miscela in cui una sostanza si presenta in uno stato finemente disperso) e stabilità della schiuma.
La pianta del luppolo
L’Humulus Lupulus, o luppolo, dà alla birra buona parte delle sue caratteristiche: questa pianta, che appartiene alla famiglia delle cannabaceae, viene usata in seguito ad un’accurata selezione. Solo le piante femminili sono utilizzate nella produzione di birra dal momento che formano i coni. L’impollinazione deve essere impedita, altrimenti si profila il rischio di bassa resa delle piante, le quali vengono sottoposte a una coltivazione permanente per 20 anni. Solo due tralci per ceppaia vengono usati per la produzione del luppolo. Le coltivazioni devono aver luogo in zone dal clima temperato e piovoso. La raccolta avviene in estate, a fine agosto.
Le proprietà del luppolo
Il luppolo viene utilizzato non solo per la produzione della bevanda alcolica conosciuta fin dai tempi di Sumeri ed Egizi, ma anche in erboristeria e fitoterapia. Le proprietà del luppolo sono infatti numerose: grazie alle sue caratteristiche amare e aromatiche, esso è un valido tonificante per l'apparato gastro-intestinale e, come tale, può venire utilizzato per lenire i disturbi dello stomaco, soprattutto se questi sono di origine nervosa. Il luppolo da birra, inoltre, ha anche effetti sedativi e calmanti, utili per contrastare l'insonnia, iperattività, stress e tensioni. In questo caso, però, per sfruttare appieno le proprietà sedative del luppolo, quest'ultimo andrebbe acquistato in forma essiccata, sottoposto a conservazione da non meno di due anni. Le infiorescenze della pianta del luppolo da birra sono impiegate anche contro i problemi provocati dalla menopausa come le caldane o vampate di calore.