Il malto per birra è uno degli ingredienti principali utilizzati per la produzione di questa bevanda conosciuta e amata in tutto il mondo. Dalle diverse tipologie di malto, si ottengono conseguentemente diverse tipologie di birra: il malto può essere da un unico cereale, come l'orzo, o dal mix di vari cereali cosiddetti “succedanei” rispetto all'orzo, come riso, miglio, grano e avena.
Che cos'è il malto d'orzo?
Se siete appassionati di birra ne avrete sentito sicuramente parlare, ma forse qualcuno tra voi si starà chiedendo che cos'è il malto d'orzo. Con questa espressione si fa riferimento al prodotto della maltazione, ovvero una specifica fase della lavorazione della birra a cui viene sottoposto l'orzo.
In Germania il malto per birra viene ricavato soprattutto da questo cereale e, talvolta, anche dal frumento. Spesso vengono utilizzate anche altre materie prime, cereali alternativi quali mais, riso e miglio (specialmente nelle produzioni senza glutine), ma anche segale e farro. Per capire meglio che cos'è il malto d'orzo, bisogna comprendere il passaggio della maltazione: in questa fase specifica della lavorazione del malto per birra, viene fatto germinare il cereale scelto, orzo, frumento o altro succedaneo che sia, essiccandolo o tostandolo in un secondo momento. La germinazione fa sì che si attivino gli enzimi che intervengono a disgregare l'amido, che sarà convertito in zuccheri. La maltazione influisce sui volumi del prodotto finale, sul colore, sui suoi aromi e, infine, su sapore e schiuma della birra.
Malti per birra: come sceglierli
Come si sarà compreso, per produrre una buona birra è fondamentale avere a disposizione un malto di ottima qualità. Da questo, infatti, dipendono sapore, aromi, corpo e colore della birra. Se si preferisce usare dei malti per birra di tipo semplice, poco raffinato, si otterranno birre chiare e leggere, dal sapore fresco. Se invece nella lavorazione si adoperano dei malti per birra torrefatti o caramellati, la bevanda alcolica avrà un colore più scuro e un gusto più intenso, con alcune note tostate. Coloro che non sono dei mastri birrai esperti, ma, pur essendo appassionati, sono alle prime armi, potrebbero provare a cimentarsi con alcuni kit appositi per l'homebrewing, disponibili in commercio. Tali kit, infatti, comprendono degli estratti di malto per birra già pronti per l'uso. Per le prime volte potrebbe essere utile sperimentare malti già luppolati, più facili da usare. Altrimenti, in caso contrario, bisogna aggiungere a parte il luppolo per garantire aroma e gusto amaro tipici di questa bevanda.
Cosa significa "doppio malto"?
Dopo aver compreso l'importanza della scelta del malto per birra, da cui dipendono qualità e caratteristiche fondamentali della bevanda, nell'ottica di continuare a fare chiarezza sull'argomento resta ancora da capire che cosa significhi l'espressione doppio malto, comunemente usata. Ebbene, questa dicitura, in verità tutta italiana, rientra nelle principali categorie delle birre diffuse in commercio, accanto a quella analcolica, light, normale e speciale. Si tratta, fondamentalmente, di una denominazione legata alla tassazione della produzione nazionale: doppio malto indica una distinzione in uso nel nostro Paese e stabilita, prevalentemente, in relazione alla quantità di zuccheri presenti nel mosto di fermentazione del malto per birra. Definendo una birra puro malto si fa riferimento a una bevanda alcolica ottenuta con orzo o frumento, non con succedanei come riso, farro, segale e avena e si evidenzia la sua qualità. Parlare di una birra doppio malto, invece, non ha a che vedere con ingredienti e pregio della bevanda, ma con due diversi parametri: siamo di fronte, cioè, a un tipo di birra che supera i 14,5 grado Plato e i 3,5 di grado alcolico. Il grado Plato è un'unità di misura relativa alla percentuale di zuccheri disciolti nel mosto per birra prima della fase della fermentazione.